La nostra Storia

“…il giorno seguente i Signori con tutto il Clericato e con tutti gli Ordini della città in devotissima processione si condussero…alla Madonna della Devozione…”

La costruzione della chiesa di Fontegiusta ebbe inizio nella primavera del 1479, che va considerato come “l’annus mirabilis” della Confraternita quale momento fondativo di un santuario mariano fra i più importanti di Siena.

La fabbrica ebbe un poderoso impulso dietro la spinta emotiva e devozionale dopo la vittoria che l’esercito senese riportò su quello della eterna rivale Firenze nella battaglia di Poggio Imperiale presso Poggibonsi il 7 settembre di quell’anno. Lo storico Scipione Ammirato nelle sue “Istorie Fiorentine” narra che “…non succedette rotta più vilmente di questa…furon fatti prigioni Galeotto Pico signor della Mirandola, Ridolfo Gonzaga e Niccolò Correggio…”. Questo successo militare ottenuto alla vigilia della Natività di Maria confermò nel popolo senese la certezza di essere sotto la protezione della Vergine e “…il giorno seguente i Signori con tutto il Clericato e con tutti gli Ordini della città in devotissima processione si condussero…alla Madonna della Devozione…e quivi lassarono appese molte spoglie dei nemici…”


Questo atto solenne del Governo e il culto popolare dettero a Fontegiusta privilegi e tributi particolari fino a tutto il XVIII secolo.


La Confraternita aveva incaricato l’architetto Francesco di Cristoforo Fedeli da Como di progettare la costruzione della chiesa e la sua architettura è un esempio unico del Quattrocento senese della tipologia ad ‘Hallenkirche’, cioè a sala su pianta quadrata di tre per tre campate regolari e nove volte a crociera, con la campata centrale sorretta da quattro colonne e alta come le navate laterali. 


L’edificio venne realizzato in due tempi. Nel 1482 i lavori si interruppero per una crisi politica che determinò la cacciata del Governo dei Nove e l’uccisione di Antonio Bellanti, esponente di spicco del Monte dei Nove, fratello della compagnia “…qui erat unus de fratribus nostris…” e maggior finanziatore dell’opera. L’interruzione si protrasse fino al 1484.


Nel 1486 Papa Innocenzo VIII tornò a beneficiare la Confraternita e negli anni a seguire il tempio fu arricchito dalle opere degli artisti più in vista dell’epoca: il portale marmoreo del 1489 che la tradizione attribuisce a Neroccio di Bartolomeo Landi, la vetrata policroma di Matteo di Giovanni; nella navata destra la “Visitazione di Maria a Elisabetta”, affresco di Michelangelo Anselmi del 1522, poi un affresco con “Angeli e Santi in adorazione” attribuito a Francesco Nasini, all’altare laterale la grande tavola con la “Incoronazione della Madonna” di Bernardino Fungai (fine ‘400), poi la celebre tela di Francesco Vanni con il Beato Ambrogio Sansedoni e una rara veduta di Siena di fine ‘500. Dalla parte opposta una tela con “la Madonna che libera Siena dalla peste” attribuita a Bartolomeo Neroni detto il Riccio e a seguire il famoso affresco con “la Sibilla Tiburtina vaticina all’imperatore Augusto la nascita del Messia”, opera di Baldassarre Peruzzi tra il 1532 e il 1535 ma che recenti studi attribuiscono a Daniele da Volterra.


Fra il 1509 e il 1517 Lorenzo di Mariano detto il Marrina e il fratello Michele Angelo realizzarono lo splendido altare marmoreo che fa da cornice alla “Mater Devotionis”, un capolavoro considerato la loro opera migliore da collocare nei più alti vertici del Rinascimento senese.


La lunetta a fresco sopra l’altare con “l’Assunzione di Maria” è opera di Girolamo di Benvenuto del Guasta del 1515 mentre gli affreschi laterali “Nascita, Annunciazione e Transito della Beata Vergine Maria” sono opera di Ventura Salimbeni (1568- 1613). 


Nella sacrestia sono conservate due tele dell’abate Francesco Franci (Siena 1658- 1721) esprimenti la “Madonna con S. Bernardino e S. Caterina” e la “Madonna con S. Gaetano e S. Andrea” oltre a tre piccole tavole attribuite a Ridolfo del Ghirlandaio e a Sinolfo d’Andrea.


Sopra la chiesa fu costruito il “Cappellone”, ossia un oratorio nel quale i Fratelli della Compagnia si riunivano in adunanza per attuare quanto stabilito dai Capitoli statutari, in particolare le elezioni del Priore e di tutti gli altri organi esecutivi, e per recitarvi i ‘divini uffici’ della Quaresima. Lo storico Uberto Benvoglienti (1668- 1733) nelle sue “Memorie” narra che questa costruzione fu finanziata da Don Alfonso Piccolomini, Duca di Amalfi e Capitano Generale della Repubblica di Siena nella prima metà del ‘500. Il Cappellone accoglie un altare sovrastato da una grande tela di Francesco Franci esprimente “la Madonna in Gloria tra santi” (S. Girolamo, S. Giovanni Battista, S. Antonio da Padova e S. Domenico) e affiancato dalle statue in stucco di S. Caterina e S. Domenico opera di Giacomo Franchini (1665- 1741) su disegno di Giovanni Antonio Mazzuoli (1640- 1714); lungo le pareti è disposto un coro ligneo a due ordini di sedute con 37 scranni nella parte più antica e 32 posti nelle sedute ottocentesche.


Fra il 1888 e il 1908 la chiesa fu sottoposta ad un poderoso intervento di restauro che le restituì in massima parte il primitivo aspetto, sia esterno che interno, eliminando anche tutte le strutture interne sorte durante il barocchismo imperante nel XVII sec. fino ai primi del XVIII, in particolare tutti gli altari posticci in stucco o legno costruiti lungo le pareti, compreso quello eretto dalla Contrada dell’Istrice che ebbe sede a Fontegiusta dalla fine del ‘600 al 1733. Nel 1893 fu smontato il portale marmoreo dalla porta laterale che guarda il Romitorio, che prima era la principale, e rimontato a incorniciare l’attuale ingresso.


L’archivio della Confraternita conserva documenti a partire dal 1776.